Una protesta sindacale blocca un’eccellenza della nostra città, portata per esempio dal guru mondiale della teoria rifiuti zero Paul Connett.
Lo scorso mese di maggio Paul Connett, guru mondiale della strategia ‘Rifiuti Zero’, ospite del progetto di psicologia sociale Napoli in Treatemen, ha visitato, nel carcere di Napoli Secondigliano, gli impianti dedicati al trattamento ed al recupero di materia proveniente dalla raccolta differenziata del quartiere di Scampia.
Ha incontrato i 25 lavoratori/detenuti assunti da una cooperativa sociale e addetti alla selezione ed al recupero del multilaterale (plastiche, legno, metalli e carta) ed ha visitato il cantiere dove si completavano i lavori per la realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico, autorizzato per il trattamento di 3mila tonnellate/anno di rifiuti umidi differenziati. Ha girato, poi, tra gli orti, sempre curati e coltivati dai detenuti, dove verrà utilizzato una parte del compost prodotto dall’impianto. Ha toccato con mano che in questo angolo di periferia del mondo si stava dando concretezza alle sue teorie, coniugando, inoltre, la difesa dell’ambiente con il reinserimento sociale di soggetti svantaggiati. Si è trattato di un incontro tra esperienze umane e professionali assai diverse. Uno scambio di opinioni fittissimo tra i detenuti/lavoratori e lo scienziato americano, dove l’inglese e il napoletano si mescolavano al linguaggio dei segni e dei corpi.
Da quel giorno l’ecodistretto sociale del carcere di Secondigliano è entrato a pieno titolo tra i migliori esperimenti virtuosi a livello mondiale che lo studioso americano porta ad esempio nei suoi innumerevoli incontri in giro per il mondo. Questo progetto, infatti, oltre ad implementare tutte le migliori strategie elaborate in campo ambientale (massimizzazione del recupero di materia dai rifiuti, riduzione della movimentazione dei rifiuti con conferimento a km zero, costruzione di economie circolari con il riutilizzo in loco delle materie prime/seconde recuperate) facilita il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.
Cinque anni fa l’inizio dei giochi
Tutto era iniziato cinque anni fa, con l’insediamento della prima amministrazione de Magistris. Tra le mille cose irrisolte e contraddizioni nel campo della gestione del ciclo dei rifiuti, il Direttore del carcere di Secondigliano rappresentò alla amministrazione comunale, nella persona dell’allora Assessore all’Ambiente Tommaso Sodano, il paradosso di cui era testimone. All’interno della struttura penitenziaria operava da anni una cooperativa sociale che aveva realizzato e gestiva, con l’impiego di alcuni detenuti, un impianto per la selezione del cosiddetto multimateriale (plastiche, legno, metalli e carta). La mancanza di un accordo, però, con il Comune di Napoli e con la ASIA costringeva la cooperativa ad importare i rifiuti da selezionare da altre regioni, mentre i materiali raccolti in modo differenziato nella struttura penitenziaria venivano prelevati da Asia e conferiti verso altri impianti. Inoltre, tanto la cooperativa quanto la direzione penitenziaria, manifestarono la disponibilità e l’interesse ad ampliare le attività a supporto della raccolta differenziata impiegando i detenuti, regolarmente inquadrati e retribuiti. Iniziò così una fattiva e concreta collaborazione istituzionale che portò alla realizzazione del primo ‘ecodistretto sociale’.
La cooperativa ottenne l’autorizzazione regionale per la costruzione, nell’area di pertinenza del carcere, di un impianto di compostaggio aerobico da 3000 ton/anno, anche grazie a due delibere, una di Giunta e l’altra del Consiglio, con cui il Comune di Napoli dava parere favorevole al rilascio della autorizzazione. Venne poi sottoscritto un protocollo di intesa tra Comune, Asia, Amministrazione Penitenziaria e Cooperativa, per la realizzazione e lo sviluppo dell’ecodistretto, secondo i principi del km zero e della economia circolare, prevedendo di aggiungere alla attivitá di selezione del multimateriale quelle di trattamento della frazione umida attraverso il compostaggio e di recupero degli ingombranti (mobili e suppellettili) e dei Raee (materiali elettrici) con l’utilizzo della falegnameria e della officina, già presenti nel Penitenziario. Divenne, quindi, operativa la collaborazione con Asia che iniziò a conferire presso il carcere, a km zero, il multimateriale e gli ingombranti raccolti nei quartieri di Scampia e Secondigliano, fino alla piena funzionalità dell’impianto e l’assunzione di 25 detenuti/lavoratori.
Un terreno scivoloso
Ma si sa, quello dei rifiuti è un terreno scivoloso, specialmente a Napoli, e le sorprese sono dietro l’angolo. Così é stato sufficiente che questa estate l’Asia Napoli conferisse qualche carico di multimateriale non conforme e particolarmente maleodorante, proveniente dalla raccolta stradale e non dal porta a porta, perché scattasse la protesta del sindacato delle guardie carcerarie, e tutto si bloccasse. Così oggi i 25 lavoratori assunti sono tornati a essere semplici detenuti/disoccupati e i lavori di ultimazione dell’impianto di compostaggio sono fermi.
Per realizzare, mettere in sicurezza e far crescere un progetto come quello dell’ ecodistretto sociale del carcere di Secondigliano c’è bisogno di passione, professionalità, grandi motivazioni e grandissima cura. Ecco, forse proprio la cura nel seguire il progetto e la tempestività degli interventi sono venuti meno negli ultimi mesi. É necessario che l’amministrazione comunale di Napoli, Assessore all’Ambiente in primis, riprenda la direzione amministrativa del processo, convocando tutte le parti sottoscrittrici del Protocollo di Intesa; riavviando, al più presto, il cammino interrotto affinché la speranza, che pure abbiamo acceso in questi anni sulla possibilità concreta di costruire a Napoli un ciclo dei rifiuti virtuoso ed all’avanguardia che produca lavoro vero e tutela ambientale, non venga tradita per superficialità, incuria e ritardi.
Danilo Risi
Avvocato, Presidente dei Giuristi Democratici di Napoli, ha lavorato all’Assesorato all’Ambiente del Comune di Napoli dal 2011 al giugno 2016, come assistente e poi responsabile di staff.