Sacco e Vanzetti l'incontro Sacco e Vanzetti l'incontro

90 anni dalla morte di Sacco e Vanzetti

Un italo-americano organizzò i funerali. Napoli: Intervista inedita alla pronipote. Fu il primo italo-americano deputato degli Stati Uniti, fondatore di Sons of Italy per il Massachusetts, era insomma e più di nessuno un “italiano riuscito in America”.

Ciononostante, benché fosse istituzionale, pur non essendo anarchico e malgrado un contesto di forte conflittualità, non solo accettò, da imprenditore di pompe funebri, cremare i corpi di due anarchici ma si impegnò per organizzare con rispetto e orgoglio il maggiore corteo funebre della storia di Boston.

Lo saluto da anarchica con più emozione ancora. Per capire il perché del paradosso, l’articolo si svolge in quattro parti : L’intervista alla sua pronipote a Napoli, straordinaria per la sua testimonianza ma anche per quello che non sa ; una ricerca documentaria negli archivi del Boston Daily Globe per proporre una cronaca dei funerali, completata dopo dai più rilevanti omaggi postumi a Sacco e Vanzetti ; infine qualche considerazione personale sulla vicenda.

Nel mese di dicembre scorso, seppi che un’americana residente a Hawaii, sarebbe stata a Napoli per una settimana, Suzanne Romaine, era la pronipote dell’uomo che organizzò i funerali di Sacco e Vanzetti. Era stata invitata a Napoli dall’Università L’Orientale per una conferenza intitolata « Linguistic diversity and sustainability» e la settimana successiva partiva per parlare all’Unesco.

Ci ritrovammo da Berisio, Via Port’alba (Napoli) il 14 febbraio 2017 per un’intervista che traduco dall’inglese. Suzanne fece squillare il mio cellulare perché si sentisse «Here’s to you Nicola and Bart», la famosa canzone di Joan Baez di 1971, a mo’ di segnale di riconoscimento. Mi disse di suo prozio, Giuseppe Antonio (Joseph A. quando si naturalizzò) Langone, primo deputato italoamericano degli Stati Uniti. Era fratello di sua bisnonna materna, Catarina Langone (1876 -1965). I suoi genitori, agricoltori umili, Gianuario Langone (1829 – 1892) e Anna Maria Marsicovetere (1832 – 1913), sposati nel 1860, emigrarono nell’anno 1875. Tutti i figli maschi nati in Italia (lui, Angelo, Michele) e l’ultima figlia, Catarina, natapochi mesi dopo il loro arrivo a Boston, nel febbraio 1876.Per via paterna, Il bisnonno era Diodato Romano (1860 – 1903). Il cognome diventò Romaine col nonno, Joseph Romaine (1894 -1964). Era quindi una famiglia italoamericana.

Suzanne Romaine (1951), sociolinguista, è stata tra le primissime donne ad essere nominata titolare all’Università di Oxford (Merton Professor of English Language dal 1984 al 2014). Tra altri riconoscimenti, fu membro dell’UNESCO Expert Group che produsse nel 2003 « Education in a Multilingual World».

Giuseppe Antonio (Joseph A.) Langone (1866 – 1930) fu il fondatore della Langone Funeral Homenel 1885 nel North End, 383 Hanover Street, Boston (Massachusetts). Nel 1922 fu eletto deputato per il Massachusetts alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.

Intervista a Suzanne Romaine

Monica Jornet: Il funerale di Sacco e Vanzetti è stato storico, pure questa foto di Joseph Langone che sostiene le due urne con orgoglio non è banale. Te l’hanno raccontato in famiglia oppure ti sei interessata per conto tuo ?

Suzanne Romaine: Forse quando ho letto quel libro di William Foote Whyte…No, non ne abbiamo mai parlato in famiglia.

J.: Dal punto di vista religioso, quale era l’appartenenza di tua famiglia?

R.: Erano cattolici.

J.: Ma tu quando hai saputo di Sacco e Vanzetti?

R.: Non me lo ricordo. Forse a scuola, non lo so.

J.: Secondo te, cosa può spingere una persona talmente ben inserita nella società e nella politica a un alto livello istituzionale a prendersi carico dei funerali di due anarchici? Mi sembra coraggioso ma paradossale.

R.: Non so praticamente nulla perché non ero nata.

R.: Non so praticamente nulla perché non ero nata.

J.: Quale era il legame di Joseph Langone con gli italiani di Boston?

R.: Era un’attivista nel senso che mobilitava gli italiani nel North End per assicurarsi che potessero votare. E per votare, dovevi essere un cittadino, per essere un cittadino, dovevi parlare l’inglese, dovevi passare un test, dovevi essere naturalizzato, ecc. Soleva prendere il carro per i cortei funebri, negli Stati Uniti è un furgone grande nero, e in questo carro funebre portava la gente alla State House per fare registrare loro perché si naturalizzassero e si registrassero per votare. Era un organizzatore della comunità in qualche modo. Era un’attivista in questo senso perché era l’unico modo in cui la gente potesse prendersi un po’ di autodeterminazione (empowerment). Perché il potere politico era nelle mani degli irlandesi, immigrati prima. Quindi lui fu il primo [italoamericano] a essere eletto e fu una conquista meravigliosa per uno nato in Italia perché solitamente avevano successo nella generazione successiva, quindi chi nasceva già negli States. Sicuramente stava assolutamente infrangendo il soffitto di cristallo.

J.: Volevo chiederti di questo invito a Marsico Nuovo (Potenza) dal quale sei tornata adesso.

R.: Ho parlato con il sindicato di Marsico Nuovo [Domenico Vita – Lista civica “La Vela – Continuiamo Insieme”]di Giuseppe Langone. Una visita quasi ufficiale si farà più avanti, era un incontro informale.

J.: Quindi sei stata invitata in quanto nipote di un italoamericano importante nato a Marsico Nuovo.Ma si sono anche interessati di Sacco e Vanzetti? Pure per chi non non è anarchico, è comunquestraordinario questo collegamento.

R.: Non abbiamo parlato di Sacco e Vanzetti ma abbiamo guardato queste foto.

J.: Ma sapevano di questo fatto del funerale di Sacco e Vanzetti?

R.: Probabilmente no. Ci abbiamo accennato perché ho fatto vedere loro le foto.Lui, il sindaco, ha la stessa età mia, un anno in più. Credo che sapesse chi sono. Ha reagito, sì che ha reagito.

J.: Si capisce che non era lo scopo del incontro ma veramente non hanno voluto parlare di questo ?

R.: No.

J.: È comunque rilevante il fatto che, malgrado le foto, si siano soltanto interessati del tuo antenato, un conterraneo riuscito in America, un «arrivato in America». Magari ce ne puoi dire di più sul suo attivismo presso la comunità italiana. Oltre ad aiutarli ad avere la cittadinanza, poiché si può anche pensare che volesse il loro voto, faceva qualcosa di sociale?

R.: È stato lui a fondare la società Figli di Italia [Order Sons of Italy in America, OSIA], per il Massachusetts. Ogni paesino [di origine] aveva la sua società [negli USA], società di Monte Porciano, società di San Giuseppe, ecc. per offrire supporti agli immigrati, se avevano problemi, bisogno di soldi e via dicendo. C’era una per Marsico Nuovo, non so se era stato lui a iniziarla. Suo figlio, Joseph Langone, e moglie erano anche loro lo stesso molto attivi politicamente e socialmente. La casa era sempre aperta, c’era un continuo flusso di gente che entrava chiedendo aiuto.

J.: Siccome Sacco e Vanzetti erano italiani, magari per questo ha voluto aiutarli… E la mafia, c’entra qualcosa in tutto questo?

R.: Oddio, non parliamo di quello! Comunque in effetti si diceva che Langone, ogni politico, doveva pagare la camorra per avere successo…

J.: Secondo te, ha pagato? Prima è stato venditore di giornali, dopo ha fatto il manovale, poi è diventato imprenditore di successo, non si sa come ha fatto, se c’è stato un aiuto un po’ speciale …

R.: Chissà ?

J.: Il fatto che si sia esposto per Sacco e Vanzetti è interessante e intrigante. Non sei come la tua famiglia che non ne parla. Sei un po’ diversa, no?

R.: C’è un detto famoso: «Il figlio lotta per ricordarsi quello che il padre voleva dimenticare». Quando guardi all’immigrazione, attraversa questi cicli. La prima generazione deve cercare di essere quanto più possibile americana. Èsolo dopo quando quasi tutta «l’estraneità» si è persa che può la generazione successiva cercare di richiamarla. La famiglia non ha parlato mai della situazione politica di quei tempi ma quando sono stata nell’università negli anni 70 avevo una compagna di stanza che me ne ha parlato. Tutti leggevano un classico di sociologia, Street Corner Society, di William Foote Whyte. La mia amica che è anche di Boston mi disse «Noi stiamo leggendo questo libro sul North End». E io dissi : “Ah, interessante!” E me lo fece vedere. E io stavo leggendo ed esclamai: «Ma lo sai, parla della mia famiglia”. Perché ci sono scene che si svolgono nelle pompi funebri che erano il quartiere generale della campagna politica.

J.: Quando tornerai a Marsico Nuovo per un omaggio più ufficiale a Langone, sinceramente, hai intenzione di parlare di questo collegamento del tuo antenato con Sacco e Vanzetti oppure no? Faresti una menzione speciale ?

R.: Non so quale discorso farò quel giorno, è solo una delle cose che Langone ha fatto per la comunità italiana….

J.: Non ci tieni più di tanto. E perché l’ha fatto il tuo prozio, non lo sappiamo neanche. Possiamo pensare è stato perché si occupava di tutti gli italiani senza eccezioni… Si sa se lui se è fatto avanti o se sono venuti a cercarlo per questo funerale?

R.: Il processo era in un’altra città, al sud di Boston. Non credo che abbia curato la cremazione ma non lo so. Non credo che glielo abbiano chiesto, cioè lo Stato, si trattava piuttosto di chi era in grado di farlo e chi osava farlo.

J.: Poteva essere un problema?

R.: La polizia aveva timore che ci potessero essere sommosse. Èstato immenso. Erano preoccupati perché era una faccenda politicamente pesante, causava sensazione internazionale. Avevano fatto maschere mortuarie, c’erano stato appelli al governatore di Massachusetts da parte pure del Papa [su richiesta dell’anarchico francese Louis Lecoin] per fermare l’esecuzione.

J.: E tu sei orgogliosa che lui sia andato oltre, che abbia avuto questo coraggio.

R.: Poiché Sacco e Vanzetti sono stati giudicati in modo ingiusto, giudicati sulla base di pregiudizi, perché erano immigrati italiani. Lo Stato aveva bisogno di fare la colpa a qualcuno per l’assassinio.

J.: Erano anarchici e tu non lo sei, lo stesso accetti la mia intervista in quanto anarchica. Non ti sei fatta un problema.

R.: No, perché non c’è stata prova per condannarli, ciascuno ha diritto alle proprie idee. C’erano bombe che gli anarchici all’epoca facevano spesso esplodere ;quindi sì, credo che avevano bisogno semplicemente di capri espiatori.

Poco dopo mezzanotte, nella prima mezz’ora del 23 agosto 1927, Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco furono uccisi sulla sedia elettrica nella Charlestown State Prison.

Arrestati il 5 maggio 1920 dopo che un contabile e una guardia portavalori della Braintree Factory fossero uccisi in una rapina da due uomini armati di pistole per derubare loro la paga del calzaturificio Slater&Morrill a South Braintree il 15 aprile.

Pur con mancanza di prove e una confessione di colpevolezza di Celestino Madeiros (giustiziato qualche minuto prima di loro per due crimini confessati), sono dichiarati colpevoli in primo grado dal giudice Webster Thayer il 14 luglio 1921 con queste parole “those anarchist bastards”. L’appello della sentenza è rifiutato dalla Corte Suprema il 5 aprile 1927. Malgrado le centinaia di domande di grazia dal mondo intero, Sacco e Vanzetti, sono condannati definitivamente il 9 aprile dal giudice Thayer a essere giustiziati nella settimana del 10 luglio. Viene rimandato grazie all’ultima battaglia legale. Sacco e Vanzetti incominciano uno sciopero della fame il 16 luglio ribadendo la loro innocenza. Ma il 3 agosto il governatore Alvan T. Fuller rifiuta la grazia.

ll Boston Globe del 23 agosto 1927 riferisce che ambedue ribadirono il loro ateismo prima di avviarsi a mezzanotte alla Death Chamber. Il silenzio a livello mondiale fu assordante. Sacco morì per prima. Quando si sedette, gridò “LONG LIFE ANARCHY !” e infine “Addio moglie mia, figli miei e tutti i miei amici”. Poi disse: “Buona sera signori”. Mentre la corrente lo attraversava, gridò l’ultimo addio metà in inglese metà in italiano: “Farewell mia madre”. Vanzetti disse : “Vorrei dirvi che sono innocente. Non ho mai commesso nessun crimine ma a volte qualche errore. Vi ringrazio per ogni cosa che avete fatto per me. Sono innocente di qualsiasi crimine, non soltanto di questo qua bensì di ogni crimine. Sono un uomo innocente. Vorrei perdonare certe persone per quello che adesso mi stanno facendo.” All’una e otto del mattino, un’ambulanza, preceduta di qualche minuto dal medico legale, portò i tre corpi al Northern Mortuary (North Grove Street) per un’autopsia legale, eseguita lo stesso pomeriggio.

Si legge nel Boston Daily Globe del venerdì 24 Agosto che era stato fatto un messaggio al imprenditore di pompe funebri, Joseph A. Langone perché si facesse carico del funerale. Quindi Langone aveva portato i corpi il 23 alle 16:30 al National Casket Company (Merrimac Street). (Mentre la famiglia di Madeiros trasportò il corpo in un’altra città). Langone dichiarò che il funerale di Sacco e Vanzetti sarebbe stato uno dei più grandi mai svolti nel Northern End (“it will be one of the greatest ever held in the Northern End”). Nello stesso Boston Daily Globe , in data 26,Langone fa l’annuncio che i due corpi sarebbero cremati al cimitero di Forest Hills. Prima sarebbero trasportati nella cappella della propria impresa di pompe funebri (Hannover Street 383), dopo due fallimenti, si legge nel Boston Daily Globe del giorno 25, in particolare quello del rifiuto del proprietario del palazzo dove il Comitato di Difesa aveva sede (Hannover Street 285).

Il Boston Daily Globe del 26 parla di diecimila persone all’incirca, 37 a minuto, tanti piangendo, molti in piedi dalle 7:30 del mattino, che fecero fila per un ultimo addio a Sacco e Vanzetti. La cappella, dove i due catafalchi aperti erano stati eretti, aprì alle 8:00. Un arrivo ritardato per consentire ad Antonio Selemmi, uno scultore di New York di realizzare le maschere mortuarie. Langone protestò contro l’affissione nella camera ardente della sentenza di condanna del giudice Thayer e non l’autorizzò, nemmeno altri due manifesti. Il corteo funebre partì la domenica 27 alle 13:30 verso il cimitero dove sarebbe effettuata la cremazione, una cerimonia senza servizio religioso e anche senza striscione del Comitato di Difesa, per cui il percorso fu quello originale richiesto, senza che ci fosse bisogno di autorizzazione, un normale corteo funebre. Prima quattro poliziotti a cavallo, poi portatori di ben dieci enormi corone di fiori, la prima era una corona di lauro il cui nastro diceva “Il Comitato”, poi una “Per il futuro dell’umanità”, un’altra “Rosa”, un’altra “I martiri del Massachusetts”, poi i due carri funebri in parallelo, poi uomini e donne portando fiori poi tre macchine coi fiori, poi una macchina con tende chiuse dove erano sedute Rose Sacco, vedova di Nicola, e Luigina Vanzetti, sorelle di Bartolomeo. Poi quella del comitato e difensori poi qualche altra macchina e una folla a piedi, molti con fiori, quasi tutti rossi e il nastro portava parole tante volte in italiano, e molte anche militanti. Si valuta che ben 200 000 persone hanno visto il corteo.

Omaggi postumi

Le due urne contenenti le ceneri furono trasportate da Luigina Vanzetti in Italia dove si svolge un secondo funerale nei cimiteri dei loro comuni d’origine, il 14 ottobre a Villafalletto (Cuneo) per Vanzetti e il 15 Torremaggiore (Puglia) per Sacco. Viene concessa loro la cittadinanza onoraria e una via Sacco e Vanzetti (Torremaggiore) e un Corso Sacco e Vanzetti (Villafalleto) tra altri omaggi.

Mezzo secolo dopo, il 23 agosto 1977, Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusettse figlio di immigranti greci, riabilitò la loro memoria e proclamò per il 23 agosto di ogni anno il S.&V. Memorial Day : «Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti».“Il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”. La sua proclamazione fu polemica e sicuramente danneggiò la sua carriera ma Dukakis rispose col sorriso «Bene, con questo sicuramente è aumentata la consapevolezza pubblica riguardo questo caso».

Ci vogliono ancora vent’anni perché Thomas M. Menino, il primo sindaco italoamericano degli Stati Uniti, accetti nel 1997, per conto della città, una scultura di Sacco e Vanzetti, oggi tuttora esibita pubblicamente, realizzata dallo stesso scultore di Mount Rushmore (che cominciò appunto nell’estate 1927) nel South Dakota, Gutzon Borglum, figlio di migranti danesi. La realizzò senza essere pagato (inviando la fusione di gesso a Boston per il primo anniversario dell’esecuzione). Il Comitato di Difesa di Sacco e Vanzetti l’aveva proposta a tante città che avevano rifiutato. Se ne parlò scarsamente nei media, tuttavia risolveva una frattura nella storia di Boston.

Sacco & Vanzetti – Langone: italoamericani

Sacco e Vanzetti furono designati come colpevoli da un’opinione pubblica contro la violenza, in un contesto certamente di repressione e attentati, ma è anche vero che c’è un paradosso poiché nel 15-18 se ne andarono in Messico per non essere arruolati. Fu una decisione collettiva degli anarchici del Massachusetts che si ritrovarono a Boston, Sacco e Vanzetti si conobbero in quell’occasione. Quando tornarono, erano inclusi in una lista segreta di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia così come il tipografo Andrea Salsedo, amico di Vanzetti, che il 3 maggio 1920, fu spinto dalla finestra del quattordicesimo piano di un edificio del Ministero di Giustizia. La loro patria era il mondo intero, pagarono proprio per le loro idee di cittadini del mondo non violenti.

Joseph Langone invece rese omaggio agli arruolati. La rivista italiana «La Basilicata nel mondo» lo presenta così: «Promotore a Boston di una sottoscrizione pro-monumento ai caduti di Marsico Nuovo, ha versato lire duemila come prima quota di somme raccolte, e ha promesso di mandare altro denaro necessario al compimento della importante opera patriottica. Inoltre ha promesso di offrire al Comune una bellissima targa in bronzo che recherà incisi i nomi di tutti i marsicani che furono arruolati nell’Esercito americano in occasione della grande guerra europea.» Nel suo numero di luglio-agosto 1924, rende omaggio al Onorevole Joseph Langone in occasione della sua visita: «È venuto da Boston, dopo un’assenza dall’Italia di moltissimi anni, fermandosi qui un mese, Ioseph Langone, deputato dello Stato di Massachusetts. Egli prima di venire in Basilicata, e propriamente al suo paese nativo, Marsico Nuovo, si fermò a Roma per consegnare al governo italiano tre bellissime bandiere, di cui una, americana, offerta dalla società « Figli di Italia» di Boston, la seconda offerta dallo Stato di Massachusetts e la terza dal Sindaco della città di Boston.”

Ferdinando Nicola Sacco (1891) e Bartolomeo Vanzetti (1888) arrivarono negli USA nel 1909 e nel 1908 rispettivamente. Vanzetti, al processo, parlò degli USA come della Terra promessa… Vanzetti aveva fatto richiesta per ottenere la cittadinanza, Sacco no. Rimasero stranieri. E anarchici convinti: «Mai vivendo l’intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini» disse Vanzetti alla giuria che l’aveva appena condannato a morte.

Joseph Langone invece è nella rivista Basilicata l’italoamericano riuscito in America: “La visita che egli fece a Marsico Nuovo –che ammira in lui il vero autentico lavoratore, e l’uomo che col suo ingegno e con la sua forza di volontà è riuscito a formarsi una invidiabile posizione economica, riuscì assai gradita ai suoi concittadini che, nelle sale del Circolo Sociale, vollero offrirgli un vermouth di onore.” “È cittadino americano —e degnissimo—. All’America deve la sua fortuna, laggiù ha creato la sua famiglia, ma la vita americana ha trasformato in lui solo l’abito esteriore: il pensiero, il cuore, il temperamento sono rimasti italiani. Un modello di cittadino italo-americano, degno della gloria della terra degli avi e della grandezza della terra di adozione». Sicuramente quello lo spinse a organizzare il funerale, con una convinzione da salutare, convinto anche però dell’establishment di cui continua a fare parte come emerge dal Boston Daily Globe del 25 agosto in un articolo intitolato “Figli d’Italia appoggia il Governatore” che riferisce dei numerosi telegrammi che arrivano per complimentarsi col Governatore Fuller e ne cita uno, del giudice Joseph T. Zottoli della società Ordine Figli d’Italia in America (Sons of Italy) per il Massachusetts : “La Grande Loggia del Massachusetts, Ordine dei Figli d’Italia in America, riuniti a Springfield per il suo 15 convegno annuale, ha votato all’unanimità : “Ribadiamo la nostra convinzione sincera nella Sua onestà e nell’imparzialità che Lei ha dimostrato ugualmente con tutti e promette di esserLe sempre amico e leale”.

Arrestati, condannati, dimenticati: il contesto

Durante il Terrore Rosso, l’ondata repressiva del governo di Woodrow Wilson coinvolse anche gli anarchici. Sacco e Vanzetti furono arrestati proprio qualche giorno prima del comizio che avevano organizzato entrambi per far luce sulla morte di Salsedo e che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio…

Poi Sacco e Vanzetti furono condannati :il loro processo coincide con l’epoca del pregiudizio nei confronti degli immigrati : ascensione del Ku Klux Klan e leggi anti immigrazione (1924).

Infine Sacco e Vanzetti furono dimenticati : durante la guerra fredda, l’argomento dell’anarchismo di Sacco e Vanzetti era impopolare, in particolare “gli immigrati venuti dall’Italia che avevano avuto anarchici in famiglia “si sentivano a disagio in qualche modo nel dopoguerra”, dice lo storico di Plymouth Jim Baker e così emerge dall’intervista a Suzanne Romaine.

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