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I gelsomini non profumano la Tunisia
Diario di un viaggio in Tunisia zigzagando tra cammelli e vecchi CIAO della Piaggio
di
Umberto Laperuta
6 agosto 2016
Parafrasando il libro di Annamaria Ortese, la Tunisia sembra una fuoriserie lasciata all’asciutto di
carburante
.
Per le vacanze di questa
estate 2016
, tra lo scetticismo e le preoccupazioni di amici e parenti, abbiamo deciso di puntare sul continente
africano,
scegliendo una meta “
abbordabile”
da raggiungere con il nostro camper: La Tunisia.
Un territorio conosciuto dal
turismo di massa
soprattutto per la sua bellissima costa, ed un po meno per il tanto “
altro
” che c’è. Percorrendo il suo interno è un susseguirsi di paesaggi che cambiano in continuazione, si passa dal
giallo del granaio del nord,
variegato dai colori accesi dei
“giardini
“, dove si produce la maggior parte dell’agricoltura del paese, all’immenso uliveto che ricopre tutto il centro della Tunisia, fino a giungere ai rigogliosi palmeti del
Sud
, intervallati dai grandi laghi e dal deserto.
E poi ovviamente la costa con le spiagge bianche e il mare turchese ed anche ampi tratti meno appetibili,le fascinose quanto colorate e profumate medine ed i loro souk, e poi le mete turisticamente più attrezzate e più conosciute come
Hammamet
e
La Marsa o Djerba
, passando poi per le eleganti
Mahdia, Monastir e Sousse
, ed il fascino della desolazione dell’isola di
Kerkennah
.
Poi il SUD, la bella
DOUZ
, la porta sul
Saharha
tunisino che visitiamo in compagnia di Ali e Najib, e partendo da essa, proseguendo verso ovest, attraversiamo un paesaggio lunare, costituito dall’immenso e asciutto lago salato “
Chott DjeriEld
“, per arrivare alla bella
Tozeur
, con la Medina punteggiata dai caratteristici “
brik
“, mattoncini a vista. Tozeur e’ l’oasi più grande del paese con il suo immenso palmeto, il profumo dei datteri, i dromedari che girano indisturbati con la loro aria sorniona, quasi altera.
Da qui partivano lenti i mitici treni della “
Legard
Rouge
“, come recita una bella canzone di
Battiato
, la ferrovia che conduceva gli operai alle miniere di fosfati giu per i canyon, trasformata poi in attrazione turistica, ma ormai chiusa anch’essa da qualche anno per la pesante crisi dovuta all’assenza di turisti. Poi dal SUD dopo aver visitato le oasi di Montagna come
Chebika e Tamerza
, con le cascate e le gole di fosfati, tagliamo tutto l’interno per ritornare al Nord per l’imbarco del ritorno a
Napoli.
La sosta a Matmata è obbligatoria, ai suoi villaggi trogloditi ancora abitati e che furono lo scenario per il set cinematografico di
Star Wars
nel 1976, poi la sosta alla città santa di Kairouan ed a El Jam, dove è conservato in perfette condizioni un anfiteatro grande quanto il Colosseo di Roma. Fino poi a giungere all’esclusiva baia di “
Cap Serrat
” e la cittadina capoluogo
Tabarka
, dove si lavora il corallo.
Prima dell’imbarco ci riserviamo qualche giorno per
Tunisi
, una visita al
Museo del Bardo
e una sosta al meraviglioso villaggio di
Sidi Bou Said
, elegante
Positano
tunisina a due passi dalla capitale.
Il viaggiatore non è solo un turista, interagisce con chi incontra lungo il cammino, vive i mercati, usa i mezzi pubblici e non può non registrare che la Tunisia è un paese in grandi
difficoltà economiche
, per molti tunisini con cui abbiamo parlato, una crisi dovuta agli effetti derivanti dalla finta Primavera araba, che pur restituendo democrazia e libertà, ha contemporaneamente accentuato le sacche di corruzione anche nelle stesse istituzioni.
Ne parliamo con
Faithi Glim
, tunisino che lavora come interprete in
Arabia Saudita
e tornato a Tunisi per trascorrere le vacanze, lo abbiamo conosciuto a pranzo in una bettola della
Kasbah
della città vecchia di Tunisi: “Preferisco quelli di ora a Ben Ali’, la libertà di espressione è un bene supremo, niente è più importante, ma è innegabile che al paese, dopo la finta “
Rivoluzione
” è venuta meno una risorsa fondamentale come il turismo ed è ormai in ginocchio”. Parole che confermano la sensazione che abbiamo vissuto girando il paese, abbiamo contato a decine gli alberghi e le strutture turistiche chiuse,
soprattutto al SUD, dove l’economia si regge ormai, solo sul commercio di fortuna ed il contrabbando di taniche di carburante proveniente dalla
Libia
e dall’
Algeria
(meno), venduto da decine di migliaia di ambulanti,(specialmente giovanissimi) ai bordi delle strade, in condizioni di sicurezza assurde, a decine queste baracche improvvisate prendono fuoco ogni settimana.
Tunisia una terra meravigliosa dove è possibile ritrovare un passato creduto ormai perduto e che sopravvive nonostante tutto, non solo nelle bellezze naturali e nello straordinario patrimonio storico-culturaei, ma nella fierezza del suo popolo, nella nobiltà del ceppo Berbero e nell’aristocrazia di quello Tuareg. Una grande lezione di dignità e forza nel guardare al futuro con speranza:
INSHALLAH
Siamo giunti a Tunisi, la città natale di
Maurizio Valenzi
, indimenticato
Sindaco comunista
di Napoli, andiamo al Museo del Bardo, balzato tristemente agli “onori” della cronaca nera per l’attacco terroristico di un anno fa. Situato nell’omonimo quartiere a pochi Km dal centro di Tunisi.
La strada dopo aver costeggiato una parte dell’antico acquedotto
Cartaginese
, conduce ai bellissimi giardini di
“Habib Thameur
”, che superiamo, per poi giungere a quella che un tempo era l’accesso alla zona “verde” della città:
Bab el-Khadhra
(Porta Verde). Difronte a noi Il Museo del Bardo, un complesso distribuito su vari edifici costruiti dalle diverse dinastie di “BEY” (Sindaco-Padrone della Medina) che nei secoli hanno governato Tunisi.
Un antico palazzo con pavimenti e pareti interamente rivestiti da mosaici, qui è infatti custodita la più straordinaria raccolta di mosaici di epoca
romano-cartaginese
esistente al mondo, un tesoro eccezionale.
Collezioni cresciute costantemente negli anni, grazie ad un ottimo e proficuo lavoro di scavi archeologici, valorizzando l’inesauribile patrimonio presente nel sottosuolo tunisino. Entriamo al Museo del Bardo costretti a passare attraverso un metal detector, da poco restaurato e reso più sicuro, e di colpo l’atmosfera cambia, mentre lo sguardo si perde sulle pareti interamente ricoperte da mosaici, opere che potremmo definire di vera e propria “
pittura in pietra
”, scene di caccia e di pesca, il trionfo di
Nettuno,
Ulisse e le sirene e Virgilio con le Muse.
Immaginare contemporaneamente i segni delle pallottole sparate dai mitra, su quelle stesse pareti da poco restaurate, e che ospitavano allora come oggi, teche contenenti quei tesori e testimonianze di una così antica civiltà, immaginare la ferocia vissuta dalle vittime degli attentatori in quei momenti….lo shock è notevole. Per ricordare l’
attentato
del 2015, il più grave nella storia della Tunisia, su una parete è stata affissa una grande lapide-mosaico contenete tutti i nomi delle vittime, tra le quali anche quattro italiani.
Un contrasto di sensazioni, quasi come un monito per riportarci alla realtà, a voler obbligarci a ricordare che viviamo costretti in un clima di paura e di diffidenza. Obbligati a cancellare di colpo l’immagine che in questi giorni ci siamo fatti di questo paese, girando la Tunisia in lungo ed in largo, nelle grandi città come nei più sperduti villaggi di montagna, nei ristoranti, nei caffè come nei bazar delle Medine, nelle piazze o sulle spiagge.
Da viaggiatori senza condizionamenti e pregiudizi, e senza la pretesa di avere alcuna verità in tasca, desideriamo solo condividere la nostra esperienza, quello che abbiamo visto e percepito in questo passaggio in Tunisia.
Girando il paese abbiamo incontrato un popolo accogliente, sorridente, dignitoso nella sua estrema povertà, ma orgoglioso delle sue tradizioni e rispettoso del culto che da contraddistingue gli arabi nell’ospitalità verso lo straniero. Abbiamo incontrato persone di ogni tipo, vestite in vario modo, ragazze in minigonna e jeans con accanto anche altre ragazze con i capelli raccolti in un velo, abbiamo parlato con tanti di loro, ai mercati, ai caffè in banca, e l’impressione ricavata è stata quella di un popolo che al netto di retaggi culturali, (chi non ne ha scagli la prima pietra) ci è sembrato prevalentemente orientato ad una scelta di convivenza civile ed interreligiosa.
Continuare a far passare solo l’immagine proposta da gente come
Oriana Fallaci,
e cioè quella di un unico
Islam,
solo ed unicamente radicalizzato, credo non sia onesto, sicuramente non corrispondente a quello che abbiamo vissuto in questo viaggio.
Credo invece sarebbe utile che tutti ci sforzassimo per far prevalere l’idea di una civiltà che promuova incontri, iniziative come quella del “Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo” nato a Lampedusa ed inaugurato a Giugno dal Presidente Mattarella. Una mostra di Fotografie ed opere d’arte dedicate al tema dei migranti, ma anche oggetti recuperati in mare durante i salvataggi.
Progetto realizzato dal Comune di
Lampedusa
insieme ad alcune Associazioni locali, in collaborazione con i Ministeri della Cultura sia italiano che tunisino. Bello e significativo anche il gemellaggio nato tra il Museo del Bardo di Tunisi ed il MAO di Torino, realizzato dalla collaborazione tra i Direttori dei due Musei, “mediato” da una cittadina torinese uscita illesa dall’attentato di Tunisi di un anno fa. Continuare a negare l’esistenza di una laicità all’interno del vasto mondo Islamico, credo sia ingeneroso e soprattutto falso, oltre ad essere molto pericoloso, perchè facendo dei mussulmani un unico blocco, e considerarlo indistintamente “radicalizzato”, magari solo ad uso e consumo per strumentali speculazioni politiche, rischiamo di alimentare solo l’immagine di uno scontro di civiltà che tra la gente comune, è bene SOTTOLINEARLO, è INESISTENTE, e quel clima di “NOI” contro “LORO” alimentato dal mainstream dei media quotidianamente va esattamente nella direzione che vogliono i terroristi, chiunque essi siano. usciamo dal Museo del Bardo quasi all’ora del tramonto, Tunisi ci regala uno spettacolo di colori incredibile, mi costringe a fermare il camper ed immortalarlo per portarlo per sempre con me
Per chi non l’avesse capito, le foto sono di
Umberto Laperuta
Tunisia, quello che non torna
LA “BUONA SCUOLA” PREPARA I GIOVANI ALLA GUERRA
Il Mangiafuoco dei Decumani
Kabul non è in Europa, i morti non son tutti eguali
Mamma “li turchi
acanze
battiato
djerba
hammamet
isis
museo del bardo
plain air camper
star wars
terrorismo
tunisia
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Umberto Laperuta
LabManager Dipartimento di Biologia della Federico II. Presidente ODV "Noi&Piscinola", compagni di viaggio del Teatro Area Nord. Tutta la mia passione a sostegno del TAN, terzo teatro comunale di Napoli, unico centro culturale in tutta l'Area Nord della città. Aspettando i tempi della politica, intendiamo contribuire ad unire la città ed i suoi quartieri attraverso la promozione culturale ed artistica, pur consapevoli che: "Ad ogni problema complesso corrisponde una soluzione semplice..... ma è quasi sempre quella sbagliata!!
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