Vincenza Muto – Umberto Laperuta – Carmine Maturo – Umberto Oreste – Raffaele Paura del Collettivo Santa Fede Liberata
Ricordare Riccardo “Dan Tarantini” Sanniola ad un mese dalla sua “partenza” è un’iniziativa della Redazione del Blog CantoLibre in collaborazione con il collettivo di Santa Fede Liberata. L’idea è nata dopo aver raccolto i tantissimi messaggi di cordoglio per la sua morte. Un fiume di affetto che ci ha indotto a cercare un modo che potesse concedere a quanti lo hanno conosciuto ed amato, ancora un po’ di tempo per accettare il distacco da Riccardo. Permettere a noi amici e parenti ancora un’occasione per condividere, ciascuno con la propria modalità , pensieri legati a lui. Ci sarà anche un evento per commemorare Riccardo, una “cerimonia laica†e inclusiva che si svolgerà Sabato 26 Febbraio alle ore 18,00 a Santa Fede Liberata (Via S. Giovanni Maggiore Pignatelli, 2 – Napoli) con l’unico scopo di riunire chiunque abbia piacere di esprimere ancora una volta il cordoglio, l’affetto, la stima e, perché no?, anche i contrasti che caratterizzavano il rapporto con Riccardo.. “Dicono di Me….†raccoglie tutti i messaggi arrivati alla redazione e altri ne aspettiamo ancora. Probabilmente sarà l’articolo che chiuderà l’attività del Blog.
CantoLibre è stata una creatura molto amata da Riccardo. Uno spazio virtuale che ha unito e dato voce a chi ne aveva necessità . Un luogo “non luogo†diventato anche spazio fisico, reale, che ha animato negli anni tante cene, riunioni di redazione e tante persone anche molto differenti tra loro ma che insieme si ostinavano ad immaginare un mondo diverso, più colorato, più giusto. Ciao Riccardo! La Redazione di CantoLibre Dovrei ricordarti e raccontare ciò che hai rappresentato per me, ma io non posso farlo e non voglio. Non riesco a scrivere di te senza pensare alla nostra storia. Dieci anni di vita insieme, fatta di passione, politica, eventi, condivisione del quotidiano, ma anche discussioni e diversi approcci alla pratica politica. La vita era con te in debito da molto tempo, ti ha tolto tanto ma questo non ti ha impedito di godere delle piccole gioie. Avevi voglia di vivere e non hai smesso di sognare. Anche quando non avevi nulla, non ti dimenticavi di chi stava peggio… tante vite, tante passioni, ma un unico sguardo sul mondo! Documentarista, regista, scrittore, produttore, inviato di guerra, musicista, arrangiatore, blogger, e poi cosa più importante eri un sognatore… come vedi dopo tanti anni non ho ancora capito come definirti e mi scuserai se per farlo prendo a prestito una definizione che ti è stata data tanti anni fa ormai dal sito della BBC, e a te molto cara: " Riccardo Sanniola è un angelo con la faccia sporca"… Ciao Dan! Scusa se non sono stata all'altezza… e come eri solito dire quando veniva a mancare una cara persona: "…che il Nirvana ti protegga"…
VINCENZA MUTO
Riccardo negli occhi aveva una profonda malinconia come chi avesse costruito il castello delle favole e si fosse trovato, d'un tratto al ritorno dell'ennesimo viaggio, a constatarne le smarginature. Cercava di srotolare il filo degli eventi, se lo ripassava tra le mani guardando quella trama con incredulità e stupore. Lo sguardo, mentre ne parlava, lasciava immaginare all'amico le scene vive e le sue pupille diventavano il buco della serratura attraverso il quale lo spettatore assisteva a quelle scene. Gravava su Riccardo il peso di non aver pensato un finale diverso per il suo ultimo documentario, di cui era protagonista assoluto, un finale non necessariamente felice, ma perlomeno non interrotto. Un epilogo che avesse la stessa compiutezza della sua disarmante affettuosità per i sentimenti feriti degli immigrati, degli artisti di strada, degli ultimi; la stessa luce del suo sguardo mentre con cura ce li mostrava nelle due indimenticabili serate al Maschio Angioino. Ora che non c'è non posso suggerirgliene altri di finali, come con affetto proverei. Ma se chiudo gli occhi per vederlo lo immagino come l'unica volta in cui, quasi ostentando di farlo controvoglia, lo vidi chitarra e voce volare verso Woodstock.
ENRICO DE NOTARIS
La pace non è pace se non si dà pace, sempre con la sensibilità di vedere felice l'ultimo, cercavo di non fare presente la sua persona, metteva sempre l'altro prima. Avevo un parlato sincero e pieno di vita. Era padre, fratello e più che amico di tutto. Non si tirava mai indietro quando si parlava di diritto. Il mondo ha bisogno del tuo esempio, da lassù guardaci e orientarci. Grande Riccardo
KOUADIO LINCOLN ABRAHAM Grazie Papino Così lo voglio ricordare
INOUSSA SORGO
Splendevano di arguzia e lampeggiavano di intelligenza gli occhi di Riccardo. Ora che non è più tra noi avvertiamo un grande vuoto. Ci sentiamo più deboli e soli nel combattere l’incubo concentrazionario del nuovo leviatano conformistico che ci soggioga con la paura e ci toglie l'allegria e la voglia di vivere. Il “ Centro Storico†di Napoli è ancora uno spazio aperto all’anomalia versus supposte e dominanti “ normalità â€. Egli lo animava della sua ironia combattiva che scherniva e metteva in ridicolo ogniarroganza, ogni supponenza. Da intellettuale mai piegatosi alla servitù volontaria portava il peso delle sue scelte con stoicismo e senza mai cedere nella battaglia per il riconoscimento non solo del suo progetto di vita ma del diritto alla ricerca della felicità per ogni persona. Lo avevo conosciuto nel PCI ma sempre critico ed estraneo ad ogni logica di potere e di potenza. Libertario perché senza libertà non vi può essere giustizia. Ed egli con coerenza conservava intatta la passione per un mondo giusto senza dominati e dominatori, senza centri e periferie, senza razzismi e violenze. Un forte sentimento umanistico che lo rendeva aperto al nuovo e simpatico alle nuove generazioni che lo cercavano ed ascoltavano con vivo interesse. Avrebbe meritato di più dalla Città . Ma ciò che la Città dei poteri e degli interessi gli ha negato gli restituiva ogni giorno l’affetto sincero di tanti amici che lo stimavano e traevano stimoli dal suo originale sguardo sul mondo.
NINO DANIELE
Ho incontrato Riccardo una decina di anni fa, periodo lungo per i giovani, ma breve per chi, come me, di anni ne ha parecchi. Il giro della militanza politica associativa porta ad incrociare un gran numero di persone; nella maggioranza dei casi la conoscenza rimane piuttosto superficiale, fatta di incontri collettivi che durano poco e si concludono ritirandosi ciascuno nel proprio privato. In pochi casi non è così, perché si passa dalla discussione politica a quella più leggera ma non meno appagante; così si entra in un contatto diverso fatto di incontri al bar, in pizzeria, a casa dove ci si interessa più alle persone che ai grandi problemi, e nasce l’amicizia, quella fatta di cure reciproche, consigli, aiuti veri. Così è capitato a me con Riccardo, ed è stata una vera fortuna; mi ha levato un po’ di anni di dosso perché ho ritrovato quel tipo di rapporto che si ha tra giovani: spontaneo, fiducioso, schietto, fatto di chiacchiere senza guardare l’orologio, senza pensare agli impegni successivi, dialoghi lenti dove Riccardo richiedeva la mia opinione, ma nella richiesta si intravedeva la sua risposta. Mi rimarrà sempre impresso il suo sguardo interrogativo, il suo parlare bello e limpido, come la sua scrittura, i suoi gesti lenti. Il praticare le stesse strade ci portava ad incontri casuali, ma c’era la certezza di incontrarlo casualmente. Ora non sarà più così. Ciao.
UMBERTO ORESTE
Cosa ricordo di Riccardo? Ricordo quell'assblea di Sel del 2009 in cui intervenni dicendo: "vedo in questa sala tante compagni e tanti compagne di una lunga militanza". Mi si avvicinò Riccardo che, divertito, mi fece notare che parlavo in maniera "senile". Risi pure io. Quel mio intervento "bislacco" fu, in seguito, oggetto di scherzo con Riccardo con il quale c'era un rapporto molto rispettoso. Anche quando eravamo in disaccordo. Con lui se ne va un pezzo della mia storia. Ciao Riccardo.
PINO DISTEFANO
Riccardo è l'amico fattosi tale per la costanza al sorriso donato ad ogni saluto. Vicini di casa per un certo periodo e vicini di utopie oltre i confini della vita terrena. Evviva i pirati sorridenti dai capelli scombinati! Evviva Riccardo!
ANDREA CASSESE
Avete mai vissuto un periodo rivoluzionario? Noi sì, era il 1989. Non ho mai detto, e mai dirò, che il passato è migliore del presente, ogni generazione ha i suoi sogni, le sue speranze e le sue certezze, ma quello è stato veramente un periodo fantastico. Eravamo nelle sezioni napoletane del PCI, quelle della collina. I trascorsi nei comitati studenteschi, radicali, socialisti, certamente non democristiani, si integravano nelle diverse generazioni dove ci si chiamava per cognome, nell’assoluto rispetto delle provenienze sociali e culturali. Leggevamo, ci divertivamo e dopo interminabili litigi e discussioni, in stanze piene di fumo, cercavamo una pizzeria ancora aperta per bere una birra e continuare a litigare e discutere fino a tarda notte. Tutto nella sezione Case Puntellate filava bene fin quando noi giovani, che dal 1985 seguivamo con interesse i cambiamenti introdotti dal Segretario generale del PCUS Michail GorbaÄëv, quello della perestrojka e della glasnost', decidemmo di affiggere un tazebao all’incrocio tra via Simone Martini e via Emilio Franceschi dove c’era la nostra sede. Scrivemmo “La Sezione Case Puntellate è contro i comunisti cinesi che sopprimono la rivoluzione democratica dei giovani di piazza Tienanmenâ€. Contro i comunisti cinesi!!!! Era il 15 aprile 1989, si scatenò l’inferno. Fummo attaccati dalle Compagne e dai Compagni “anzianiâ€, loro che da giovani lo avevano già cambiato nel 1945 non capirono subito che il mondo stava nuovamente cambiando. Noi, partendo dal presupposto che ogni giovane ha il diritto di ribellarsi a prescindere, lo avevamo capito dal 1985. Le discussioni si accesero e le serate divennero interminabili. Ad un certo punto l’imprevedibilità spazzò via il fumo davanti al televisore. Era il 9 novembre 1989 ed il Muro crollò. A noi generazione Erasmus dal 15 giugno 1987 che sognavamo un’Europa dove giovani di etnie, lingue e religioni diverse potessero unirsi, quel muro dava proprio fastidio. Il vecchio televisore era sempre acceso, ascoltavamo e pian piano cominciavamo a capire tutti che era giunto il momento. Era il 12 novembre 1989 ed Achille Occhetto, Segretario generale del PCI durante le celebrazioni per il 45º anniversario della battaglia di Porta Lame annunciava a sorpresa la "svolta della Bolognina", primo passo del processo che porterà allo scioglimento del PCI e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra, quello della quercia. Noi giovani comunisti cominciammo ad esultare e le Compagne ed i Compagni “anzianiâ€, vuoi per spirito di partito vuoi per una atavica matrice rivoluzionaria,
accettarono il cambiamento, accettarono la svolta. Ricordo ancora durante il XX congresso del PCI, quello della svolta, i Compagni che venivano a votare per il PDS con la bandiera comunista sulle spalle ed il pugno chiuso verso il cielo. Fu in questa fase della mia vita che conobbi Riccardo, scusate Sanniola. Nonostante fosse più grande di me io avevo il privilegio del titolo e Riccardo mi chiamava Segretario. Negli anni successivi, dopo il PCI il PDS ed il PD, ha continuato a chiamarmi in questo modo e quando gli chiedevo di chiamarmi Rino lui rispondeva “un Segretario è sempre Segretarioâ€. Con Riccardo abbiamo organizzato tante cose tra cui una follia. Con un pullman scalcinato, contenente varia umanità , un viaggio verso la Germania dove si stava abbattendo il muro. Prima fermata Roma dove il Segretario Achille, a cui Riccardo scrisse una magnifica canzone, ci accolse nella casa del PCI, le Botteghe Oscure, per augurarci buon viaggio e consegnarci un messaggio per il popolo tedesco. Le cose cambiano ma i ricordi no. Oggi la moneta non è più la lira ma dal 1 gennaio 1999 abbiamo l’euro. Lo storico edificio delle Botteghe Oscure, non a caso vicino via Caetani dove fu trovato il cadavere di Aldo Moro ucciso dalle BR perché con Enrico Berlinguer stava realizzando il Compromesso Storico, è di proprietà ed ospita la sede del circuito Bancomat. Ci furono poi gli anni ’90 e le sezioni cominciarono a perdere significato con l’affievolirsi degli ideali e l’avvento delle nuove tecnologie. Riccardo venne a trovarmi qualche anno fa al mio studio, da una sua idea organizzammo un’iniziativa culturale nella villa comunale “Betlemme a Napoliâ€, purtroppo ci arrivammo vicino ma non si realizzò. Le cose cambiano, ma i Compagni non si dimenticano.
RINO D’ALESSANDRO
E’difficile, molto difficile pensare a Riccardo al passato, sapendo che non c’è più. Mi rattrista, mi angoscia questo pensiero. Eppure la nostra amicizia non è lunghissima, si è “saldata†negli ultimi anni, grazie anche a Vincenza, alla loro capacità di coinvolgere. Di Riccardo avevo sentito parlare già in passato, sapevo del suo straordinario impegno politico, sociale, civile. Da ragazzo Riccardo ha scelto da che parte stare,con la sua militanza attiva, determinata e di passione, una militanza comunista, antimilitarista, anticapitalista. Si batteva contro le basi nucleari, contro tutte le armi e le guerre. Un compagno, un uomo di sinistra, un Comunista. Riccardo era una persona colta e intelligente. Scriveva, leggeva molto, si documentava e con gli anni è diventato un brillante
scrittore, giornalista, autore, documentarista. CantoLibre ha rappresentato uno spartiacque nella informazione a Napoli e non solo. Riccardo era un uomo di grande cultura, di grande sensibilità umana, un uomo libero, disponibile e buono. Nelle nostre lunghe chiacchierate trasmetteva conoscenza, esperienza, saggezza, attualità , con un pensiero critico ma, sempre proiettato al futuro, al cambiamento, a costruire un mondo più giusto e senza barriere, soprattutto verso gli ultimi, gli emarginati, i più poveri. I poveri, i senza fissa-dimora era il suo cruccio dei suoi ultimi anni. I compagni di Santa Fede Liberata lo ricordano e lo piangono per la sua generosa disponibilità nell’animare la mensa comunitaria e non solo. Era grande e profondo l’animo gentile di Riccardo. Che bella persona, quando lo incontravi aveva un piacere enorme e gli brillavano i suoi occhi azzurri nel dirti â€vieni a casa a mangiarti qualcosa con noi?†e te lo diceva sempre, ogni volta che lo incontravi e una volta casa, ai fornelli ti deliziava con la sua cucina, i suoi piatti. La sua ospitalità era straordinaria e quel piatto di pasta ti riempiva la vita di gioia e speranza. E poi, in qualche occasione a casa mia a tifare Napoli, la sua squadra del cuore e sempre con commenti tecnici appropriati anzi, faceva la telecronaca. Con Riccardo potevi parlare di tutto, era “sul pezzoâ€, grandi e vasti interessi. Mancherà parlare con lui, confrontarsi davanti ad un caffè, ricevere consigli, anche quando a volte si dissentiva, c’era sempre rispetto per le opinioni altrui. Certo, era un po’ testardo e forse qualche consiglio non lo ha proprio ascoltato o sottovalutato. Tutti gli abbiamo voluto bene, perché Riccardo voleva bene, l’amore era nella sua indole, nel suo DNA, incapace di fare del male. Mancherà vederlo sbucare su Via Benedetto Croce e avviarsi verso il Bar 7Bello, con i suoi capelli al vento, la sua andatura e con lo sguardo che ti dice â€sto arrivandoâ€. Che tristezza Riccardo. Vorrei salutarti con una filastrocca di Gianni Rodari, so che un po’ di anni fa, con l’Unicef, hai scritto un romanzo dedicato ai bambini, una favola bellissima per affermare i diritti dei più piccoli e perché tu i bambini li amavi e sognavi con loro…un mondo senza guerra e con i colori dell’arcobaleno.  “Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, ne’ di giorno, ne’ di notte, ne’per mare, ne’ per terra: per esempio la guerra. . Ciao Riccardo ti voglio bene…. FEDERICO LIBERTINO
Era da tanto che non avevo un amico come te… compagno, complice, discreto, gentile… ti dava fastidio quando dicevo male parole, non era tua abitudine… Grazie a te ho ritrovato la fiducia in me stessa. Te ne sei andato così… senza dare fastidio come tuo solito. Ora sono incazzata soprattutto con me che non sono riuscita a impedire che te ne andassi. E mi manchi Riccardo.
FERNANDA SORRENTO
Quando ci penso, ancora non ci credo, ciò che ho sempre ammirato in te è stata la tua generosità , la tua ,m,msemplicità e la tua leggerezza. Ti ho sempre visto come un uomo senza età , libero, senza censure, spontaneo, senza veli, tanta cultura e tanta intelligenza. Grazie del cuore immenso che hai lasciato in terra a noi, la tua presenza non ci lascerà mai, perché come dice il Piccolo Principe "non so dove vanno le persone quando scompaiono, ma so dove restano" Ciao, Riccardo
LUCIA PALOMBO
Quando penso a Riccardo, penso ai sogni, agli uccelli che cantano, alla possibilità di una vita con dolore ma anche felicità . Io penso al mare tranquillo e in tempesta, ma bello sempre. Io penso ai sorrisi e alle lacrime, ad una presenza forte, generosa e carina. Ad un angelo. Adesso i giorni sono di più tristi ma con grandi memorie. Con un bacio a Riccardo ….
GIANNA WEISS – DAVID ALLISON
Riccardo quando ti coinvolgeva in una iniziativa o ti intervistava, lo faceva con l'Entusiasmo della militanza, la Gentilezza di chi offre rispetto, la Professionalità del direttore ed anche cronista e narratore. Colorava così uno spirito rivoluzionario fiero e intransigente capace di diffidare dalle apparenze, immaginare un futuro migliore. Libero sempre, ci mancherai tanto.
SANDRO FUCITO
Era il mio amico di sempre. Non l’ho aiutato forse come lui avrebbe voluto. E forse non mi sono fatta aiutare come lui poteva fare. Sento un vuoto incolmabile.
LUISA AMMENDOLA
Difficile rinchiudere un amico nella scatola di un pensiero… troppo piccolo per racchiudere una vita e una personalità uniche… A te, bambino unito a giovanotto, unito a uomo, unito a individuo maturo, a te alla tua poesia, ai tuoi eccessi, alla tua testardaggine, al tuo coraggio alla tua solitudine, al tuo romanticismo al tuo peterpanesimo… A te va il nostro saluto. Ovunque tu sia, rifletti la tua energia. Noi bagnati da un raggio di luce, rivolgeremo un occhio al passato e un sorriso al di là del nostro limite, verso di te che un giorno, con lo stesso sorriso, aprirai la nostra porta verso l'infinito… Arrivederci Riccardo
PAOLA CAMMARANO – ROBERTO STRATI
Riccardo era un viaggiatore con bagaglio leggero. Perennemente itinerante, nomade, in cammino. Ha attraversato città , quartieri, lavori, esperimenti e fasi esistenziali diversissime senza fermarsi a prendere fiato, appartenendo a tutte e a nessuna perché forse, profondamente, nessuna cosa per lui assurgeva allo statuto ontologico dell'assoluto. Riccardo inseguiva, instancabilmente, le sue passioni. Le passioni erano la sua dimensione temporale, le sue tappe. Le passioni erano il contenuto e il mezzo, la sostanza e il predicato, la sua forza e la sua forma. Una mattina sulla spiaggia di Agropoli ci raccontò la sua vita, e mi colpiva il suo soffermarsi su immagini più che su eventi, come se la sua stessa esistenza fosse un documentario artistico, un film di avventura, una serie sempre cangiante di cui era attore, certo, regista spesso, ma spettatore sempre. Viaggiatore con poco bagaglio e con un intento: ritornare a se stesso attraverso la narrazione, come se quella spiaggia fosse stata l'isola dei Feaci, e noi Alcinoo, e lui il naufrago, e la sua vita la storia. Una vita, mi sembrò, il cui centro di gravità permanente fosse il rock. Totalmente immerso lo vidi solo un pomeriggio nel soggiorno della sua casa in cui adorava invitare gli amici
mentre suonava la chitarra e cantava con voce tosta Bruce. La musica il suo assoluto. Riccardo incarnava paradossi, per questo era impossibile inquadrarlo in uno schema, né nessuno credo possa dire di averlo conosciuto fino in fondo, c'era sempre intorno a lui la cifra del mistero: idealista e disincantato, povero e dandy, entusiasta e disperato, elegante e spiegazzato, un nichilista ottimista, aristocratico bolscevico, apolide in esilio, e veramente felice l'ho visto solo tra gli artisti di strada.. Una mattina in Cilento mi promise “al tuo ritorno troverai il giardino senza erbacceâ€. Invece lo sorpresi ad osservare incantato, tra l'intrigo delle ortiche, il nido delle lucertole, e mi confessò che il vento lo aveva catturato. (“Metti che il vento, insieme alla polvere, fa sempre un po' piangereâ€) -Stasera, tornando, ci fermiamo da Francos'pizza- gli dissi il pomeriggio che ripartimmo, e, sapendo di catturare il suo entusiasmo, spiegai: -vedrai, è come un saloon western per camionisti sull'asfalto in mezzo al nulla: il proprietario è tornato a Battipaglia dopo una vita sul Missisipi, ti sembrerà di stare nel romanzo di Jack Kerouac, on the road. Vidi i suoi occhi diventare più azzurri. Credo che niente, di tutto il Cilento, né il mare, né i boschi, né i templi abbia amato di più di quel suo estatico sentirsi “sulla stradaâ€. Forse è lì che ha deciso di fermarsi, forse, svoltata la curva, lo rincontreremo.
MARIELLA PALUMBO
Caro Dan, non riesco a parlare con gli esseri viventi della morte. Appena faccio un cenno sull'argomento mi fanno le corna, si grattano le palle (anche se inesistenti), mi dicono che porta "sfortuna". Rispondimi Dan, vivere è una fortuna? Puoi rispondermi quando vuoi, ormai non hai più tempo, e poiché io e te siamo "uomini contro" puoi rispondermi anche ieri. Come è la morte? Ha un sesso? E' umana? Anche la morte muore? Rispondimi Dan, che cazzo fanno i morti? Si iscrivono a parlare? Sono settari? Fanno la guerra? O non ci pensano neppure? Dimmi la verità . Sei felice. I vivi ripetono a memoria che la felicità non esiste. Ora puoi dirlo. La felicità è la morte. Ora sei diventato un mortale completo. Ti ho voluto bene anche quando non ti conoscevo. Mi rammarico solo di non aver mai fatto con te una partita di ping-pong. Non giocheremo più. Tu non morirai più.
VITTORIO DE ASMUNDIS
Di Riccardo il ricordo più vivido è quando mi chiese di collaborare alla stampa di un calendario mettendo a disposizione alcune mie foto rappresentative delle lotte e delle problematiche che in quel periodo interessavano la città di Napoli per illustrarlo. Il ricavato sarebbe servito per sovvenzionare CantoLibre. Organizzammo una presentazione alla Domus Ars che ebbe un successo strepitoso con una nutrita partecipazione di pubblico e l'apporto di numerosi artisti che diedero subito la loro disponibilità . Una serata che ricordo ancora con grande soddisfazione e piacere. ,lMi mancheranno le piacevoli chiacchierate, mai banali, per strada o al bar di Pino e il piacere di incontrarci alle manifestazioni in piazza o agli eventi a sostegno di qualche “causa persaâ€. E forse mi mancheranno anche le sue telefonate e i suoi messaggi in orari impossibili, quando mi contattava perché stava scrivendo un articolo e gli serviva qualche foto a corredo. “Tenisse 'na fotografia 'e chisto? Aggi' 'a scrivere 'na cusarella…†“Ricca', ma a chest'ora?†“E mo' m'è venuto 'o schiribbizzo†Andare al Centro Storico e non incontrarlo sarà triste. Molto.
FERDINANDO KAISER
C’è un sottile spazio che divide la norma e il suo contrario, l’Utopia e la concretezza, la ricchezza e la povertà , e Riccardo questo spazio lo conosceva bene e ci giocava sopra, con gusto e con dolore. Sappiate solo questo: Riccardo è l’unica persona che ho conosciuto capace di suonare da solo e con la sua chitarrina tutta la colonna sonora del film “Woodstockâ€, applausi compresi. Non fidatevi ora di tutti quelli che dicono di averlo conosciuto, di sapere tutto su di lui. Non fidatevi neppure di me. Non ne sapremo mai abbastanza di Riccardo. Posso solo dire di avergli voluto bene e sentivo di essere ricambiato.
ADOLFO FERRARO
Ti conobbi una sera, tra risa e scherzi e mi invitasti nella tua casa/studio/redazione. La modestia degli oggetti che ci circondavano faceva a cazzotti con la ricchezza di parole, racconti e calore con cui mi abbracciasti. Tra quelle mura umide e leggermente scrostate
iniziai a conoscere il tuo mondo: giovani e vecchi, donne e uomini di paesi lontani, amici del quartiere. E tu, sempre attento a mettere insieme e in confronto tutti noi, capace di tenere assieme mondi distanti. Conoscerti ha significato incontrare molte esistenze, specchio, credo, della pluralità di vite che tu stesso hai vissuto. Grazie, mi hai fatto crescere con gioia.
GIOVANNI MONTESANO
Riccardo avevi deciso di viaggiare, perché ti sentivi solo, quante volte me lo hai detto con il tuo perfetto americano. Non sei uomo di questi tempi vigliacchi e senza gioie, avevi una tua "spoon river" che stai ancora scrivendo. Ti bacio testardo.
PINO DE STASIO
Ho conosciuto Dan da qualche anno e mi ha sempre colpito il suo pacato spirito critico, ho letto con attenzione i suoi articoli/editoriali su “Cantolibre†e, ad esempio, ne ricordo ancora oggi quello che ha scritto qualche mese fa sulle ultime elezioni cittadine che ho molto apprezzato. Periodicamente mi è capitato di fare delle chiacchierate con lui che spaziavano dalla situazione politica ai problemi personali e, a volte, mi ha incoraggiato a scrivere un contributo per il blog, quindi, mi ha aiutato a vincere una certa mia pigrizia. Lo sfondo dei nostri incontri è stato sempre il Centro Storico della città e per me era parte di quel territorio, pertanto, oggi è come se, in quel contesto, ne mancasse un pezzo. Nell’ultimo anno, anche per Covid e collegata malasanità , sono scomparsi molti/troppi compagni della sua/nostra età , in realtà , è una generazione che sta giungendo al capolinea e, forse, dovremmo valorizzare di più il legame tra questi compagni e il loro tempo perché quando se ne va uno di noi non si perde solo una persona ma una parte (piccola o grande) di un patrimonio collettivo e Dan rientra sicuramente in questo tipo di umanità . CIAO DAN!
ROSARIO MARRA
Per storie e pratiche io e Riccardo la pensiamo diversamente su molte cose. Ma questa diversità era la base di un rapporto affettuoso anche se a volte un po’ tempestoso, in
maniera particolare quando parlavamo del PCI e del rapporto con le istituzioni, ma partendo dal rispetto reciproco, cercandoci e ritrovandoci in cose pratiche e di interesse sociali. Negli ultimi tempi Riccardo veniva spesso alla mensa comunitaria a Santa Fede, non solo dando una mano in cucina, si tratteneva a parlare con I frequentatori della mensa, entrando nello spirito dell'iniziativa, la costruzione di relazioni. Un momento bello del nostro rapporto è stato quello durante le prime settimane del covid quando ci sono state le rivolte carcerarie e la morte di 13 detenuti, lui che aveva molti dubbi sulle mie posizione abolizioniste rispetto al carcere, mi chiese un’intervista per Canto Libre, cosa di cui gli sarò sempre grato perche aveva capito che la mia non era un esigenza politica ma la voglia di gridare contro il silenzio che avvolgeva quella strage, dimostrandomi la sua onestà intellettuale, il rapporto tra due diversità ma uguali.
RAFFAELE PAURA
Molto spesso incontravo Riccardo in via Benedetto Croce, quasi sempre mi invitava a pranzo o a cena. A volte i suoi complimenti mi imbarazzavano. Li accettavo perché erano schietti e sinceri. Riccardo era un brav’uomo. Un vomerese che aveva scelto di vivere nel cuore della città ; tra i poeti, i folli e i rivoluzionari.
CARLO FAIELLO
Sei stato un amico vero, leale e sincero, dal tratto signorile e conciliante. Ti ricorderò sempre com’eri in un giorno dell’ormai lontano 2010: gentile e paziente, in piazza Quattro Giornate, dove ci eravamo incontrati perché ti parlassi dell’insurrezione napoletana del 1943. Comune, ANPI e CGIL ti avevano affidato un lavoro sulle Quattro Giornate e tu e Vincenza Muto, segretaria di produzione, mi avevate chiesto un intervento. Io parlavo e tu filmavi compiaciuto. Andava tutto per il meglio, ma ci infastidì per due volte il rombo di aerei in volo. Ci eravamo illusi che il rumore non si sarebbe sentito e invece rovinava il filmato. Non dimenticherò mai il tuo disappunto e l’imbarazzo con cui mi chiedesti di rifare tutto daccapo. “Era venuto proprio beneâ€, dicesti rammaricato, consigliandomi di non cercare di ricordare quello che avevo detto. Avevi ragione e alla fine ti si leggeva sul viso l’allegria: “E’ venuta meglio dell’altraâ€.
Hai fatto tante cose belle, Dan, e vivi ancora nelle pagine di quel piccolo capolavoro che è stato il tuo “Canto Libreâ€.
GEPPINO ARAGNO
Anche se non ci frequentavamo molto, avevamo solo avuto qualche scambio sulla cucina. lui mi ha invitato più volte a cucinare insieme ed ora mi dispiace non esserci andato. ARCANGELO PASTORE
Si caro Riccardo, tu che avevi timore di sentirti solo ci hai lasciati tutti, improvvisamente, più soli. Avevi tanti amici che ti volevano bene eppure a volte eri pensieroso, quasi smarrito, amavi molto stare in compagnia ed era sempre un piacere ascoltarti e conversare con te. La tua casa era diventata luogo di bella convivialità aperto a tutti. Eri una persona speciale, un sognatore, un uomo con poche regole, quelle essenziali, un ragazzo dai comportamenti bizzarri, così amano dire in psichiatria delle persone che non si conformano al pensiero comune. Hai vissuto la tua vita da persona intellettualmente libera, hai sempre scelto convintamente da che parte stare. Caro Riccardo, i tuoi sorrisi gentili, le tue risate gradevoli, ci hanno accompagnato in questi anni e ci hanno regalato momenti felici e spensierati eppure, dai tuoi occhi si percepiva una sorta di tormento interiore, un dolore mai sopito, una sofferenza irrisolta che non ti consentiva di godere pienamente dei momenti di gioia. Ma questo, forse, è un problema che accompagna un po' tutti noi e soprattutto in questi ultimi anni. Manchi molto, ci hai fatto dono della tua umanità , e anche della tua fragilità , ci hai fatto capire che i legami, i rapporti umani, l'amicizia, la solidarietà , la capacità di guardare e ascoltare l'altro sono dei beni preziosi che vanno conservati e difesi a oltranza. Un abbraccio caro amico per sempre.
MARIA FERRANTE –Â RAFFAELE DI FRANCIA
“Ti ricordi? Ti ricordi?â€,â€Ti ricordi?â€: quando ci fermavamo a parlare e a riflettere sul futuro sembrava di recitare quell'ossessivo mantra del film di Nanni Moretti "Palombella Rossa". Il nostro non era un ricordo nostalgico, era un ricordo per andare oltre, un ricordo da visionari.
Ecco, “Ti ricordi†quando ci siamo conosciuti? Era il 31 gennaio del 1991 fra lacrime, rabbia e speranze. Non ci siamo conosciuti a Napoli, bensì a Rimini, quando il PCI invitò Associazioni e delegati esterni al XX Congresso. Io sentii per la prima volta da un palco l'idea della “riconversione ecologica dell'economia†e tu eri lì come “delegato esternoâ€, ovvero un visionario che il PCI, poi PDS, guardava con interesse. Ti ricordi? Quando mi telefonasti per chiedermi se potevo aiutarti a far vivere un tuo progetto editoriale? REMEZZO, il vero primo giornale a distribuzione gratuita di 24/36 pagine. Mi chiedesti se REMEZZO poteva essere il supplemento alla mia testata ecologista “progetto A.G.O.R.A.†(Artigianato, Gruppi, Organizzazione, Realtà Alternative). “Ti ricordi?†le nottate in redazione, ovvero nel palazzo dove abitavi a San Martino dove si puó "mirare l'incantevole sirena"? Grazie a te, all'alba del cosiddetto Rinascimento Napoletano, molti temi legati alla musica, alla questione sociale e all'ecologia vennero diffusi fra i giovani in tutti i locali del Centro Storico. Come ti brillavano gli occhi ogni numero che riuscivi a pubblicare! Ma “Ti ricordi†quando con orgoglio mi mostrasti il tuo libro “Bambini, occupate Disneylandâ€? Il visionario che era in te probabilmente anticipava l'idea di una ribellione dei ragazzi che si organizzano per riprendersi il futuro. Ed infine “Cantolibre†che è stato il megafono di chi non ha spazio sulla stampa tradizionale. “Ti ricordiâ€? Mi chiedesti se ero disposto a fare il “direttore†del Blog con l'auspicio di trasformarlo in testata giornalistica? Anche per Cantolibre la tua apertura, la tua generosità intellettuale ha dato i suoi risultati. Te lo ricordi, Riccardo? Ma come sempre, nonostante tutto, vivrai di futuro e nel futuro e ti prometto che la Testata Cantolibre la faremo e se io sarò direttore responsabile, tu sicuramente sarai direttore politico come è stato fin dalla sua fondazione. Come faccio a non ricordarti ogni giorno caro Riccardo?
CARMINE MATURO
Sappiate che Riccardo non è morto. Riccardo come spesso ha fatto nella sua vita, si è avviato alla scoperta di nuovi territori a noi ancora sconosciuti, e sarà già alle prese con qualche nuovo progetto in attesa che lo raggiungiamo. Ricordare un compagno come Riccardo nasconde sempre l’insidia di finire nell’eccesso di retorica. Di lui posso dire che mi resteranno le chiacchierate, tante…. ore ed ore, come ricorderò le bozze dei tanti progetti che volevamo realizzare, per CantoLibre, per il teatro, anche per la televisione. Quattro o cinque anni fa infatti, si aprì la possibilità di avere uno spazio nel palinsesto di una TV locale e accarezzammo l’idea di trasformare Cantolibre in un programma televisivo. Resteranno per sempre con me la sua brillante intelligenza, il suo affetto, il suono della sua possente e fragorosa risata, i dopo cena con le sue immancabili performance alla chitarra, le sue amate canzoni di Bob Dylan e Bruce Springsteen. Così come conserverò quel velo di malinconia che avvolgeva i suoi occhi anche nei tanti, tantissimi momenti di allegria passati insieme, una malinconia latente che ha caratterizzato il suo sguardo negli ultimi anni. Caro Riccardo, mi resterà anche quel dubbio di non aver saputo aiutarti con la giusta determinazione, di non aver avuto la forza di battere quella tua testardaggine……. CIAO
UMBERTO LAPERUTA
Riccardo non era solo il nostro vicino, ma una parte della nostra famiglia. Tanti sono i ricordi, tante le risate e come in tutte le famiglie non sono mancate le preoccupazioni e delle piccole divergenze. Riccardo aveva un carattere non comune: non solo divertente, simpatico, attento, anche testardo, cocciuto e con un animo gentile e disponibile. Ci mancherà non vederlo al mattino sul pianerottolo per prendere il caffè oppure vederlo per due chiacchiere serali. Ci mancherà il suo essere irruente e desideroso di vita.
ANNA MOSCATELLI – LUIGI DEL BONO
Un uomo che cucina per chi non ha da mangiare non può che essere una persona buona come il pane. E proprio adesso che l'odio è tagliente come una lama arrotata e denso come olio esausto, averlo perduto chiude la bocca dello stomaco. Ho sentito raramente la voce di Riccardo. Ne ricordo la testimonianza intima e galante, offerta nel corso di una commemorazione di Francesco Amodio. Partecipo al dolore acuto di Vincenza, che mi ha dato la notizia stamattina, riempiendomi di sgomento e scoramento. Lotteremo, Dan, per cantare a squarciagola nelle piazze il tuo canto libero! Addio!
MARCELLA RAIOLA
Ci ha lasciati un amico e ci sentiamo più soli, perché il suo sorriso ci mancherà e la sua
grande curiosità per la vita non meritava di andare via così presto. Un vero amico si vede nel momento del bisogno ed io non sono stato un grande amico per te.. ti ho lasciato andare via senza salutarti e non ho provato a tenerti stretto come quelle volte sulla terrazza di San Martino, o quando insieme provavamo a fare lo stesso con Salvatore. Ti chiedo scusa per essere stato così sordo, non ho sentito il tuo dolore, o forse non volevo sentirlo. Ora mi manchi e mi piacerebbe passare una bella serata insieme a parlare di cose inutili e progetti onirici, che tanto era lo stesso, si faceva solo per stare in pace, per poter respirare un po'. Mi manchi e mi mancherai sempre, spero che di passaggio oppure così per caso potrò ancora averti vicino, per poter sentire la tua risata così so che nonostante tutto stai bene. Ciao Riccardo ti voglio bene
SANDRO PANDOLFI – TERESA DOCIMO
Quasi tutti quelli che conoscevano Riccardo restavano colpiti dalla sua assoluta trasparenza ed immediatezza perché Riccardo era una persona senza filtri con una grande capacità di empatia. Io e Riccardo eravamo amici dai “formidabili anni 70’†non saprei dire come c’eravamo conosciuti ma era certamente per via della musica, una passione che abbiamo condiviso e che poi in modo diverso è diventata anche una parte del nostro lavoro “da grandiâ€. Ma forse ho sbagliato a dire “da grandi†perché in realtà non siamo mai diventati veramente grandi, credo che la caratteristica di Riccardo fosse proprio questa sua eterna fanciullezza che ti coinvolgeva immediatamente. Perché questo ragazzo ironico e creativo era una persona con una grande “purezza†in un mondo di lupi. Se mi metto a pensare alle nostre serate, alle trasferte per andare a vedere i concerti a Roma (mi aveva anche scritto un capitoletto su quando andammo per i Grand Funk Railroad e gli Humble Pie ) entro in un vero labirinto emotivo di sensazioni, ricordi ed anche risate con qualche punta di malinconia. Purtroppo, non ho avuto modo di frequentarlo negli ultimi anni ma ci sentivamo al telefono e a volte mi chiamava per qualche idea che portava avanti sempre con grande passione. Forse la cosa che mi è piaciuta più di Riccardo Sanniola era la sua voglia di mettersi costantemente in gioco e non riesco pensare che non ci sia più…detesto le frasi fatte ma con Riccardo va davvero via un pezzo della mia “ Meglio Gioventù†!
Ciao Riccardo!
GIORGIO VERDELLI
Era inglese, californiano, vomerese. Era un mod, un hippy, un freak. Era intriso di cultura “alternativa†di matrice anglo-americana. Lo ricordo giovane, esile, lunghi capelli biondi, occhi chiari, chitarra tra le mani. Ma chi sarà , mi chiedevo quando ancora lo conoscevo soltanto di vista. Da dove verrà : da Londra, da San Francisco, dai nostri sogni di ragazzi forse troppo teneri e nello stesso tempo troppo forti. Sogni fatti di pace, amore, musica, concordia, vita senza odio, senza conflitti, senza nessuno che ti manchi di rispetto. Insomma la vita come in realtà non è: ma questo lo scopri dopo, da grande. Una sensibilità che per Riccardo aveva assunto i contorni della fede comunista. Che però per lui, mi sembra di capire, era una fede fino a un certo punto: per lui Marx era importante, ma credo che gli Who e i Rolling Stones lo fossero anche di più. Insomma era uno di quei tipi che negli anni della nostra gioventù erano guardati con simpatia ma magari anche con sospetto, nei santuari dell’ideologia: sì, bravo ragazzo, bravo compagno ma un tipo originale…quei capelli, quella chitarra, quella manìa per la musica straniera. Sono impressioni, magari mi sbaglio. Ma Riccardo non somigliava a nessuno, era difficile da etichettare. Alle dichiarazioni di principio credo preferisse altre cose: i fatti concreti, le buone azioni, l’amicizia, la musica. Questa almeno è l’impressione che mi lascia. Con il passare dei decenni i capelli rimasero lunghi e biondi. E gli occhi erano sempre più chiari, lo sguardo sempre più disarmante.
ANTONIO TRICOMI
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