a proposito delle chiacchiere di noi altri sul sanguenaccio degli altri. dal pianoterra di vita lo sguardo verso… di emiliano schember si frappone per storicità nell’analisi e movimento nel pensiero da agire. ogni capoverso è intriso di significazioni reali e mai edulcorate. alle quali come un menestrello della lingua cantata, scritta, recitata ci invita a più riprese a disoccupare le rappresentazioni invocate. e occuparci, invece, di consapevolezza è di come il nostro tempo soggettivo attraversa il tempo di tutti inesorabilmente, per tale ragione è buono chiedersi di che sostanza son fatte le nostre relazioni? è nel dare risposta a questa domanda che forse, riusciremo a comprendere che soggetto collettivo abbiamo nel corpo e nella testa,e magari troveremo anche un modo per farci restituire il reale fondo nazionale per le politiche sociali che da anni è oggetto di spoliazione continua. e come ci ricorda un proverbio: senza sorde nun se cantan’ mess’
Mi torna alla mente una vecchia canzone dei klasse originale “i ragazzi sono innocenti” che ad un certo punto dice “vi accuso come voi avete accusato noi” ecco, guardando l’ennesimo video di un quindicenne che bullizza un bolso e atterrito professore mi dicevo: ma cazzo, vuoi vedere che hanno ragione loro, nella loro impulsività e non strutturazione della corteccia frontale, nel loro essere in balia di pulsioni incontrollabili – l’adolescenza come male – a puntare il dito contro la nostra generazione di inetti, contro la società, contro il prossimo incapaci di dare loro un limite e una prospettiva. Il ragazzo ha bisogno di sicurezza, di una guida, di infrangere la regola per verificarne la solidità o la legittimità… ecco una società che si arrapa nell’infliggere pene sempre più severe ai suoi figli che in maniera anarchica di scagliano contro di essa… do cono cono… ecco… al di la dei soldi e delle relazioni individuali, questa dinamica, quali altri interrogativi ci solleva?