A prescindere da qualunque valutazione politica sugli esiti dell’assemblea #PD, aver lavato i panni sporchi in diretta TV era un atto non dovuto ed è stato sicuramente un atto di coraggio e di trasparenza che va riconosciuto. #Renzi nonostante i disastri compiuti, tra riforme sbagliate ed altre rigettate dal paese, dopo aver minato forse definitivamente il carattere plurale del #PD, continua a spadroneggiare nel partito come se niente fosse accaduto. Tira dritto, offrendo una lettura della scissione ridotta ad un banale scontro tra personalità differenti, gelosie tra leaders, occultando così un problema politico e di posizionamento del #PD, diventato ormai gigantesco. Gelosie, impuntature sulle date, congresso o conferenza programmatica, queste le ragioni alla base della scissione secondo Renzi ed i suoi seguaci, rimuovendo completamente i macigni rappresentati dalle tante Waterloo dei sui tre anni da Premier e Segretario del partito: Disfatta alle amministrative, i 20 punti di scarto al referendum, (ben al di là del dissenso dei Bersani, D’Alema etc.), il massiccio voto giovanile contrario, il ponte verso il “nulla” rimasto dopo la bocciatura delle sue riforme, architettura che avrebbero dovuto formare quell’impalcatura istituzionale in grado di reggere la sua strategia politica decisionista. Senso di responsabilità verso il partito e soprattutto verso un paese che rischia di essere travolto da un populismo sempre più devastante, avrebbe dovuto suggerire a Renzi maggiore umiltà e senso di responsabilità. Una riflessione autentica su quanto è successo in questi tre anni, seguita poi da una discussione autentica ed ampia, ed in primo luogo avrebbe dovuto dedicare tempo ed ascolto alle ragioni di quanti in questi anni avevano cercato di condizionare le sue scelte proprio per evitare la disfatta. Invece abbiamo avuto ancora una volta prova dei grandi limiti di Renzi come statista, della sua dislessia politica, rafforzata da un gruppo dirigente ossequioso quanto mediocre, e con una furbata tattica si è sbarazzato dei possibili avversari interni, non concedendo loro, nemmeno il tempo necessario per presentarsi nei circoli di tutte le città italiane con la loro proposta alternativa per il partito ed il paese. Però è apparso altrettanto chiaro che all’interno del #PD non tutti si limitano solo a leccare i piedi al Segretario, e possono manifestare il loro dissenso liberamente e continuare a sperare in una possibile alternativa alla segreteria.
Il #M5S invece sta imparando molto in fretta alcuni vizi della vecchia politica. Dopo il codice etico, opportunisticamente modificato in previsione dell’indagine sulla Sindaca #Raggi, con un’altra capriola ed annessa patetica motivazione, ora fa dietrofront anche sulle dirette streaming. Tutti ricordiamo quanto ne andavano fieri, una metodologia politica trasparente che li distingueva dagli altri partiti, invece è stata svenduta un’altra peculiarità del #M5S che a grandi passi si avvicina così alla “normalizzazione”. #Di Maio oggi sostiene che le dirette streaming sarebbero un vantaggio per gli avversari politici!!! http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/04/m5s-di-maio-non-facciamo-piu-dirette-streaming-per-non-anticipare-le-nostre-strategie-agli-avversari/557049/
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