Domani 28 Ottobre alle 18,00 il cineforum del GRIDAS, “tempio-museo” dell’arte di Felice Pignataro, propone “Con quella faccia da Straniera. Il viaggio di Maria Occhipinti”, un film con la regia di Luca Scivoletto.
Un omaggio al ricordo di uno dei simboli di riscatto sociale e di emancipazione femminile più forti dell’Italia negli ultimi sessanta anni, così come è toccato a tanti altri, anche lei caduta nel dimenticatoio della cattiva coscienza di questo paese. La memoria di Maria Occhipinti (1921-1996), comunista poi anarchica, femminista e pacifista, è legata soprattutto al movimento ragusano denominato “non si parte”, nato in Sicilia nel 1945 in seguito alla nuova leva obbligatoria.
Maria si rese protagonista di un gesto eroico quando, pur essendo al quinto mese di gravidanza, non esitò a stendersi lungo il selciato sotto le ruote dei camion per impedire che portassero via i giovani ragusani renitenti alla leva. Per quel suo gesto venne arrestata, finì in carcere e confinata a Ustica, immessa negli schedari della polizia come SOVVERSIVA.
Ripudiata dalla famiglia e dal Partito Comunista, lasciò poi la sua terra, ed insieme alla figlia cominciò a girare il mondo, Napoli, Ravenna, Svizzera, Francia, Inghilterra, Marocco,USA, Hawaii e Messico. Per sopravvivere ha fatto la bambinaia, sarta, pellicciaia, ha saldato persino le corde delle navi. Ritornò in Italia e nella sua Sicilia molti anni dopo, quando ormai anziana pronunciò il suo ultimo discorso pubblico nel 1987 a Comiso, durante la storica manifestazione contro l’installazione missilistica.
Rievocando gli anni della Liberazione fatalmente si fa riferimento soprattutto alla lotta partigiana, alle azioni militari che dall’8 settembre ’43, grazie alle quali dopo due anni di resistenza armata e civile, venne sconfitto il nazifascismo. Vicende molto diversificate da Regione a Regione, da città a città. La Sicilia “sconta” il fatto di essere stata “liberata” molto tempo prima rispetto alle altre regioni d’Italia, a causa dello sbarco degli alleati avvenuto nel 1943 e la loro occupazione dell’intera isola.
Per questo motivo in Sicilia non ci furono stragi da parte dei tedeschi, o il collaborazionismo dei repubblichini, e nemmeno un movimento di resistenza. Si sviluppò però un movimento di rivolta di insurrezione antimilitarista, confinato dagli storici a fenomeni localistici, senza rilevanza nazionale, il più noto fu appunto la rivolta dei “Non si parte” nato nel ragusano. Manifestazioni e sommosse per evitare l’arruolamento dei giovani nell’esercito regio, impegnato nella liberazione dell’Italia continentale.
Un fenomeno largamente incompreso fino ad essere etichettato come filo fascista, reazionario e separatista. Di fatto fu espressione di uno spontaneo antimilitarismo da parte di una popolazione stanca, a cui era stato chiesto di sacrificare nuovamente i propri figli alla guerra e le proprie fatiche al Paese cambiando però scopo e nemico, ribaltando quello che le era stato detto fino a quel momento. La popolazione aveva totalmente perso la fiducia nei ranghi dirigenti, e l’obbligo di leva venne interpretato come un ulteriore sopruso che privava nuovamente le famiglie dei propri cari e la terra di braccia giovani e forti.
IL GRIDAS NON SI TOCCA!
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