Shoah
come potrei abbandonare lo sguardo
e quei segni duri
che con labbra scarne fissano il punto d’ orizzonte elettronico
sempre perfetto
e gli occhi di nero castagno che affondano qui sulla lavagna
che scrive d’Amore
e le distanze che opprimono lontane passioni di lingue
e salive
acque
rifugio di sali contenuti bocconi
mai prese d’istinti
ma solo immagini che di colori
le tavolozze riempiono
triangoli rosa cuciti
su stoffe
divise
rigidi spazi la notte
gli aliti accanto
lettighe dei martiri
e di colori neri le Lesbiche
vicino le morti
noi morti
nascoste le anche e i ginocchi
per timidezza
in quei campi in silenzio
ancor oggi
con forni freddi capsule nere
contenitore di anime
gridano
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